Sulla
pellicola tradizionale l'immagine è formata da sali di cloruro
d'argento. Semplificando si può dire che, una volta che la pellicola
viene esposta alla luce, quindi una volta fatta la fotografia, essi si
aggregano e più sono piccoli e 'fitti' più l'immagine è dettagliata.
Le fotocamere digitali invece
usano invece al posto
della pellicola degli elementi elettronici detti CCD costituiti da
piccolissimi elementi sensibili alla luce chiamati pixel. Sono appunto i
pixel i diretti responsabili della formazione dell'immagine.
E'
evidente che più ce ne sono e meglio è, nel senso che se essi sono
molti e 'fitti' la 'pellicola' elettronica sarà in grado di riprodurre
immagini con molti dettagli, se invece sono relativamente pochi allora
l'immagine apparirà piuttosto frammentata ed offuscata. Ne deriva
quindi che la qualità
dell'immagine
che una fotocamera digitale-elettronica è in grado di fornire è
(almeno fino ad un certo punto) direttamente influenzata anche dal
numero dei pixel che compongono il CCD.
Possiamo
dire che fondamentalmente esistono 4 categorie di macchine fotografiche
digitali: per chi non ha alcuna esigenza di qualità (fino a due milioni
di pixel), per i fotoamatori meno esperti (da due a cinque milioni di
pixel), per i fotoamatori più esperti (da 5 a 10 milioni di pixel), per
professionisti ed amatori con esigenze di alta qualità (oltre i 10
milioni di pixel). Unitamente ad una serie di altre caratteristiche
elettroniche, come il numero dei bit, il numero dei pixel costituisce
quindi il principale fattore per stabilire il valore di una macchina
fotografica digitale.
Ci
si potrebbe chiedere a questo punto quanti pixel in linea teorica devono
essere presenti nell'elemento sensibile CCD perchè una macchina
digitale sia in grado di riprodurre un'immagine con la stessa qualità
di una pellicola da 35mm. Potremmo
ragionare così: 24x36 mm= CCD da 2400x3600 pixel=8,64 milioni di pixel!
Una cifra che oggi costituisce praticamente lo standard per la maggior
parte delle fotocamere digitali anche commerciali. Ma il ragionamento
vale solo in linea teorica. Una pellicola come la Velvia ad esempio è
(era) capace di una 'intensità' di punti che compongono l'immagine che
si aggira sui 24 milioni! Ad essa quindi sono paragonabili solo le
fotocamere digitali professionali che hanno un elemento sensibile
cosiddetto 'a pieno
formato' cioè con una superficie uguale a quella di un fotogramma
della pellicola da 35 mm, cioè 24x36 mm.
Ma
sbaglia chi considera il numero dei pixel del sensore ottico come
l'unico elemento da prendere in esame nell'acquisto di una
fotocamera digitale. Ci sono
infatti altri fattori che, sebbene non rivestano la stessa importanza
per tutte le categorie di utenti fotografici, hanno comunque un
particolare significato nel determinare la resa e la qualità della
fotocamera. Tra i principali c'è l'efficienza dell'elemento sensibile
(CCD o CMOS) e dei circuiti elettronici che ne regolano il funzionamento
e le grandi marche fanno a gara a chi riesce a costruire l'elemento
sensibile migliore sotto il profilo del consumo e soprattutto della
capacità di non introdurre eccessivo 'rumore' elettronico che andrebbe
a compromettere la qualità dell'immagine finale.
La qualità delle lenti poi influisce molto più di quanto si possa
pensare. E' evidente che un ottimo obiettivo (lo sono quelli delle Case
di grande tradizione come Nikon, Pentax, Canon, Minolta,
Sony-Zeiss ecc)
influisce molto sulla resa finale dell'immagine, così come la 'potenza'
dello zoom ottico, ma anche, per una migliore operatività, la
possibilità di controlli manuali, un display più grande nel quale
poter visualizzare agevolmente l'inquadratura, la presenza di un mirino
ottico e anche il fatto che la fotocamera sia dotata di sistemi di
correzione elettronica dell'immagine (come
ad esempio la serie Coolpix di Nikon).
Tabella: le
digitali in base all'uso
Tabella: Quanti megapixel per
ingrandire
Le
memorie delle fotocamere digitali
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