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I Maestri della fotografia

  Mario Giacomelli: l'immagine nella mente

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"Per me non è importante la foto singola- scriveva Giacomelli parlando della sua vocazione per la fotografia - ma la serie, il racconto. Ciò che conta è quel che nasce nella mia mente. Quasi sempre mi capita di vedere le foto prima di farle. Anche la serie dei pretini è nata dal mio interesse per la gente umile, povera. Loro erano tutti figli di contadini. Mi attirava quella situazione, mi attiravano le sottane lunghe. Così come, fotograficamente, il nero mi attira, il bianco mi attira. (...) A volte la vita è così, c’è un caso cui neanche pensiamo. Per me, prima nascono le foto e poi, magari, trovo una poesia adatta".

Nato a Senigallia nel 1925 a 13 anni Mario Giacomelli comincia a lavorare in una tipografia, affascinato dalle infinite possibilità di comporre parole e immagini offerte dalla stampa. Nello stesso periodo, comincia a dipingere, si appassiona di corse automobilistiche e scrive poesie. Nel 1954 acquista la sua prima macchina fotografica. Tra il 1954 e il 1957 partecipa a numerosi concorsi fotografici in Italia. Dopo avere completato la sua prima serie "Vita d’ospizio", comincia una serie di nudi femminili e maschili che abbandona negli anni Sessanta.

Assalito da un’ansia investigativa sulla sua identità di narratore, Giacomelli inizia a viaggiare, ma sono solo delle escursioni in altri mondi e in altri modi di vivere più che dei veri e propri viaggi, che lo riportano alla sua infanzia e alle sue condizioni sociali. Nella primavera del 1957 si reca a Scanno, il paese abruzzese che aveva affascinato anche Henri Cartier-Bresson, dove produce capolavori come "Scanno Boy" e a Lourdes, in Francia, dove realizza delle immagini di straordinario impatto emotivo. Negli anni Sessanta, Giacomelli lavora al progetto "Non ho mani che mi accarezzino il volto", universalmente conosciuto come la serie "Pretini", un gruppo di immagini realizzate nel seminario di Senigallia, presentati da Ferrania per la prima volta nell’edizione 1963 del Photokina di Colonia.

John Szarkowski, all’epoca direttore del dipartimento di fotografia del MOMA di New York acquista alcune immagini dalla serie "Scanno" e le pubblica nel volume "Looking at Photographs: 100 Pictures from the collection of the Museum of Modern Art". Nel 1967 Giacomelli inizia uno studio sul legno. Dopo il grande successo ottenuto dalla serie "Pretini" esposti al Metropolitan Museum di New York e a Bruxelles, negli anni Settanta Giacomelli approfondisce la sua ricerca sulla natura, con i primi scatti aerei di paesaggi e un’incursione nel colore.

Dalla fine degli anni Settanta, caratterizzati da un sempre crescente legame tra fotografia, arte astratta e poesia, Giacomelli attraversa un periodo di analisi e approfondimento della propria attività artistica. Nascono così le serie "Caroline Branson", dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, del 1971-73; "Il teatro della neve" (1984-86), "Ninna Nanna" (1985-87), "L’infinito" (1986-88); "A Silvia"(1987-88); "Felicità raggiunta, si cammina ....." (1986-92), "Passato" (1988-90); "Io sono nessuno" (1992-94) e "La Notte lava la mente" (1994-95), 28 opere a commento della poesia di Mario Luzi, fino ad arrivare al lavoro più recente, "La Mia Vita Intera", 30 gelatin silver print stampate dall’autore nell’anno 2000 come commento alla poesia di Jorge Luis Borges.