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Com'è fatta
la macchina fotografica

L'esposimetro

L'esposimetro è il dispositivo che serve a misurare la luce presente sulla scena da fotografare.
In questo modo si possono regolare con più precisione il tempo di scatto ed il diaframma al fine di far andare sulla pellicola (o elemento sensibile nelle digitali) la giusta quantità di luce, senza che l'immagine sia sovra-esposta (=troppo chiara) o sotto-esposta (=troppo scura).
Esistono esposimetri esterni ed esposimetri interni alla macchina fotografica; quasi tutte le macchine fotografiche moderne hanno un esposimetro interno.

Fino a qualche tempo fa nelle fotocamere più a buon mercato  l'esposimetro mancava del tutto, sostituito da tabelline semplici per una comprensione immediata delle corrispondenze.
Al giorno d'oggi le macchine fotografiche degne di questo nome sono dotate di un esposimetro interno per consentire l'esatta valutazione della luce della scena inquadrata e dell'esposizione necessaria nelle varie situazioni.
L'elemento fotosensibile può essere costituito da una fotocellula o da una fotoresistenza. La differenza tra le due consiste nel fatto che la prima produce una corrente elettrica variabile al variare dell'intensità luminosa che la colpisce mentre la seconda, alimentata da pile, varia la sua resistenza.


In anni relativamente recenti si è preferito dotare le fotocamere di esposimetri con fotoresistenze al solfuro di cadmio (CdS), essenzialmente per la possibilità di costruire cellule molto compatte  e di maggiore sensibilità.

Le cellule al CdS hanno però una vita media di circa due anni e sono soggette al fenomeno del cosiddetto affaticamento, per cui, dopo una esposizione a luce molto intensa, perdono per qualche istante parte della loro sensibilità alle variazioni di luce.

Oggi quindi vengono usate altre sostanze che non danno questi problemi, come il silicio blu o l'arseniuro di gallio, mentre l'ago indicatore, che si usava prima per riportare i valori dell'esposizione, è stato sostituito oggi da led o display a cristalli liquidi che indicano direttamente e con grande precisione il valore della luce e quindi l'esposizione che viene impostata.
La maggior parte delle macchine moderne inoltre possiede un esposimetro a luce riflessa; la luce raggiunge la cellula fotosensibile attraverso l'obiettivo (TTL dall'inglese through the lens), quindi la misura è molto più precisa in quanto è limitata alla sola luce che produrrà l'immagine sulla pellicola (o elemento sensibile).

Una volta il valore letto dall'esposimetro, che un ago indicava su una scala graduata, doveva essere riportato a mano, spostando le ghiere del diaframma e dei tempi di scatto. Oggi generalmente avviene tutto in modo automatico. Nelle fotocamere più evolute i circuiti computerizzati presenti nella fotocamera, non solo misurano la luce presente su più punti della scena, con un sistema a matrice, facendone poi la media, ma sono anche in grado di 'riconoscere' di quale tipo di scena si tratta, paragonandola ai dati che conservano nel microcomputer di bordo. Di conseguenza la regolazione della coppia tempo-diaframma è molto più precisa e tiene conto non solo di eventuali controluce o di altre variazioni di luminosità, ma anche del tipo di immagine che si vuole ottenere.

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