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Chi, come noi, ha a che fare, per lavoro o per passione, con macchine
fotografiche ed obiettivi spera un giorno di poter scattare una foto eccezionale, di
quelle da lasciare ai posteri come un segno duraturo del proprio passaggio. Eppure nessuno
forse ancora oggi osa sperare di poter mai realizzare immagini tanto eccezionali come
queste.
Le sensazionali fotografie scattate da Armstrong e da Aldrin sul suolo del nostro
satellite (Collins era rimasto in orbita in attesa dei compagni) quell'ormai lontano 20
luglio del 1969 sono la stupefacente testimonianza dell'impresa più audace mai compiuta
dall'Uomo.
Esse non solo rappresentano una pietra miliare per l'enorme valore storico e scientifico,
ma anche per la stessa Storia della Fotografia. Prima di allora mai l'Uomo si era spinto
cosi' lontano, mai aveva effettuato riprese fotografiche cosi' emozionanti. Eppure la
storia della Fotografia e' stata piena di momenti eccezionali, di documentazioni
significative, di avvenimenti irripetibili. Ma quella volta e' stato diverso, quella volta
ogni altra immagine e' stata superata in importanza e valore storico da queste immagini.
Esse hanno un tale valore che resteranno per sempre nella storia dell'Umanità. Ve le
offriamo qui in visione pensando di darvi la stessa emozione che abbiamo noi, ogni volta
che le guardiamo.
Qualche indicazione è
forse necessaria solo per chiarire come sia stato possibile realizzare lassù un
"servizio fotografico" di così straordinaria perfezione e non con i mezzi
superelettronici di oggi, ma con quelli, ben più limitati, di molti anni fa,
quando la registrazione digitale ancora non esisteva. Va anche ricordato che le riprese
furono effettuate su pellicole a colori che sono state scattate sulla Luna e poi riportate
indietro e che, dopo un periodo di quarantena, sono state sviluppate con grandissima
attenzione ed, infine, stampate e diffuse come qualsiasi altro rullino.
Le precauzioni prese
dalla NASA però, perché i nastri dei film non fossero danneggiati durante il trasporto
prima e lo sviluppo poi, hanno forse rasentato l'assurdo: ma certo ne valeva la pena. Le
tremolanti e sfocate immagini televisive bianconero arrivate a terra durante l'impresa,
pur cosi' incredibili, non avevano potuto dare che una pallida idea dell'ambiente lunare.
Solo quando il prezioso materiale fotografico e filmico e' stato riportato a terra e'
stato possibile ammirare la stupefacente bellezza di panorami tanto eccezionali quanto
irripetibili.
Gli astronauti hanno
portato con loro due macchine fotografiche Hasselblad del formato 70 per 70 millimetri,
appositamente costruite con magazzini che contenevano rotoli di pellicola molto più
lunghi del normale. Tutti i comandi di queste particolari macchine erano stati modificati
per renderne facile l'uso anche calzando i guanti pressurizzati e un po' rigidi dello
scafandro lunare.
L'obiettivo (uno Zeiss
Biogon, apribile fino al diaframma 4,5) è un grandangolare da 38 millimetri, che
abbraccia un angolo di ripresa di 71 gradi, in orizzontale e in verticale. La messa a
fuoco del Biuogon può variare da 30 centimetri all'infinito. Il formato del fotogramma
era un quadrato di 60 mm di lato. La velocità dell'otturatore compresa tra un secondo e
un cinquecentesimo di secondo. Le crocette nere che compaiono nelle immagini sono punti
fissi di riferimento, utili agli scienziati per meglio analizzare le fotografie allo scopo
di stabilire proporzioni e distanze.
La nitidezza delle
immagini è ottima, favorita non solo dall'eccezionale obiettivo, dalle ottime pellicole e
dal grande formato dei negativi, ma anche dal fantastico ambiente lunare, privo di
atmosfera. Questo fatto ha però causato qualche difficoltà di ripresa ad Armstrong ed
Aldrin, perché il gioco della luce e dell'ombra, entrambe molto crude e nette, rendeva le
inquadrature terribilmente contrastate: ma è venuta loro in aiuto la grande tolleranza
della pellicola usata (una Kodak appositamente progettata) capace di ammorbidire, almeno
in parte, i neri violenti e totali dell'ombra e la luce accecante riflessa dal paesaggio
lunare.
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