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Giovanni Bucci: sulle tracce di Cartier-Bresson

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Da quando 50 anni fa Henri Cartier Bresson ne ha stupendamente affrescato personaggi ed atmosfere, il paese di Scanno, in Abruzzo, è meta di centinaia di fotografi di tutto il mondo. Giovanni Bucci, noto fotografo abruzzese (ma di professione fa il farmacista), è stato uno dei pochi che, pur seguendone le tracce, ha saputo conferire alle sue fotografie (in un rigoroso bianconero) uno stile personale, senza obbligatoriamente copiare quello del grande fotografo francese. In questo scritto ci racconta le sue emozioni.

""Ho sempre pensato che ogni paese e ogni angolo di questo mondo racchiuda e nasconda gelosamente la propria identità e il proprio cuore, celati allo straniero e al suo stesso abitante, custoditi da un'impenetrabile barriera di difesa. Quasi mai, se non in rarissimi attimi, questa guardia si allenta. A nessuno è permesso guardare se non al Poeta.

Ma solo per un istante, unico e irripetibile. Una foto di Henri Cartier-Bresson (Scanno 1953) conferma la mia convinzione. Sono andato a Scanno per comprendere meglio quella che è la più bella tra le sue straordinarie opere d'arte, e ho scoperto il punto da cui Cartier-Bresson l'ha realizzata: si tratta di un pianerottolo in cima a una scalinata.

Non mi meraviglierei se diventasse un luogo di pellegrinaggio per gli amanti della fotografia di tutto il mondo. Dall'alto di questa scalinata Cartier - Bresson ha colto, allineati, quattro bambini che escono da una chiesa e quattro donne in costume. I personaggi sono liberi dentro una geometria di archi e ringhiere in ferro battuto. Una bambina accenna un passo di danza. Due donne portano sulla testa, in equilibrio maestoso, tavole colme di dolci da portare al forno.

Tre galline razzolano per strada, sicure e indisturbate. E in fondo, avvolti da un mantello nero e dal loro rispettato ozio dorato, gli uomini del paese, che fanno da coro in questo compostissimo affresco bressoniano. Tutta la scena è così normale e semplice, eppure sprigiona una suggestione eccezionale, vi si avverte come il senso di una rivelazione, un magnifico sortilegio che sai ripetersi ogni migliaio di anni.

Forse la disposizione dei volumi, perfetta e irripetibile. Forse la serenità di un momento così intimo di quella gente. Ma si sente che c'è dell'altro. Lo spettatore si trova, come assistendo ad un prodigio, di fronte all'anima di Scanno. E' questa l'eccezionalità della foto che, come tutte le opere d'arte, risplende del proprio miracolo. E' l'irrealtà del reale, il momento in cui l'impossibile diventa, ma solo per quell'attimo, possibile, combinando spontaneamente tante coincidenze:

la bambina che alza le braccia, quasi a fare eco alle due donne, anch'esse con le braccia alzate a reggere le tavole con i dolci; e poi le galline, gli uomini con la mantella: un attimo, ma in quell'attimo il talento di Cartier - Bresson si è inserito, fermandolo per sempre, cogliendone l'incantesimo. E' il momento in cui il paese ha allentato la guardia, per permettere al Poeta di ' guardare'.

Dunque è vero che ogni paese ha la sua anima, ho pensato, e mi sono messo su questa traccia per capirci meglio. Volevo cercare anch'io quello che Cartier Bresson aveva già trovato. Con questa determinazione per mesi ho girato e rigirato per le strade di Scanno, ma senza successo. Presto mi sono accorto che ero troppo estraneo a quell'ambiente.

Dovevo cambiare atteggiamento verso quelle nonnine in costume nero, tante formichine operose, che appaiono e scompaiono tra i vicoli acciottolati di un paese sicuramente inventato da Walt Disney. Con questa convinzione ho ricominciato daccapo, con più umiltà e discrezione. Sempre sconfitto, ho sempre ripreso a cercare un contatto, a inseguire magiche atmosfere, fin quasi a diventare io stesso un personaggio di quel mondo incantato.

Ed è stato così che di questo popolo ho conosciuto meraviglie e segreti. Uno di essi riguarda le nonnine. E' un segreto che svelo solo a voi appassionati di fotografia. Sotto la gonna, ai fianchi, portano cuscinetti e sottane con stecche rigide, perchè un sederino diventi un sederone, e un sederone ... Chi ce l'ha più grande ha più potere e quindi più rispetto. Intanto, però, la mia impresa si presentava ancora difficilissima, anzi impossibile.

Scoraggiato, mille volte ho deciso di mandare tutto al diavolo, e altrettante volte ho ricominciato a cercare. Alla fine ho smesso, non ce la facevo più. Ma poi, dopo qualche tempo, un lumicino si è acceso, forse nel cuore o nella mente, qualcosa che mi ha ordinato di ricominciare. E così ho fatto, forte di quella curiosità e capacità di meravigliarsi a cui ogni fotografo attinge le proprie energie.

Ed ecco le mie foto. Certo, è stata una esperienza meravigliosa anche se piena di difficoltà. Alla gioia di fotografare corrispondono quasi sempre la delusione e lo sconforto in camera oscura. Praticare la fotografia significa sfidare l'impossibile. Fotografare è sacrificio, sacrificio e sacrificio. Ma è anche così bello, che non se ne può fare a meno!""

Giovanni Bucci.